BOZZA - C.S.O.A. Centri Sociali Occupati Autogestiti a Roma dei primi anni 90
Erano i primi anni 90 e come in passato era toccato a me ed ai miei simili, una nuova generazione si muoveva per la città alla ricerca di nuovi spazi aggregativi dove trascorrere le giornate tra musica, arte , sport, politica, qualche birretta e nuovi amori. Spazi occupati, autogestiti, alternativa alla cultura dello stare in famiglia, dello “stiamo tutti bene” rimarcata dalla “restaurazione” e dall’ attenuazione dell’ impegno politico-sociale degli anni 80, precorritore dell’indebitamento pubblico attuale.
Più si riducevano le già piccole zone industriali della città per lasciare spazio alla Roma dei servizi e delle catene di supermercati e più si scoprivano capannoni , garage e cortili abbandonati all’ incuria.
Tra occupazioni e sgomberi , con vari pellegrinaggi si riusciva fare un po’ di attività per almeno 4 mesi prima che la polizia mandasse di nuovo tutti a casa e “…via a ricominciare!”
Benché allora avessi più l’aspetto del travet mi sono rivisto molto in quei ragazzi tanto che, insieme agli amici del mitico gruppo fotografico della Motorizzazione Civile il “G.F. KORDA”, oggi M.I.T., Pasquale Aiello, Sergio Mauriello e Antonio De Carolis sviluppammo un progetto di documentazione fotografica che a fronte del malpensiero su tali realtà cercava di dimostrare quanta potenzialità c’era in quella gioventù e ciò che di buono, di creativo di sociale e soprattutto a basso costo, si cercava di realizzare in questi spazi occupati. Successivamente l’idea iniziale si spostò anche sulle tracce, sui segni e sulle forme pittoriche ovunque presenti, che ad opera di writers e graffitari (emergenti) stavano proprio in quegli anni facendo un grande salto di qualità con continue sperimentazioni. L’autorizzazione ad accedere in tali spazi per noi fotografi non fu immediata.
1 Maggio '93 a Forte Prenestino - PhotoArchivioNavarra
La diffidenza iniziale, soprattutto nei ragazzi cresciuti con il Commodor 64 e affogati nelle molteplici attività sportive extra scolastiche, c’è stata. Quella piccola disubbidienza civile, le occupazioni ed il trascorrere le serate nei centri sociali segnavano soprattutto il distacco dagli adulti e dal loro pensiero ritenuto ancora borghese; quando però soprattutto grazie alle capacità di intermediatore di Pasquale, , i nostri propositi sono stati recepiti pienamente ed accettati, abbiamo avuto carta bianca per girare ore all’’ interno dei centri con le Nikon appese al collo.
Essendo 4 fotografi ci dividemmo i compiti per marcare 4 realtà in quel periodo maggiormente conosciute
I centri sociali scelti furono: Corto Circuito che aveva appena visto morire arso vivo per un attentato il giovane Auro Bruni, Pirateria di Porta, vecchio deposito di pneumatici sulla Portuense divenuto prima un autosalone ed infine un supermercato – Simply -, Hai visto Quinto? Ottima scuola professionale di formazione edile del mio quartiere, oggi forse ritenuta nel pensiero contorto sull’ occupazione giovanile di parte della mia generazione, una inutilità, oggi supermercato Il Castoro; Forte Prenestino uno dei pochi centro sociale ancora rimasti in attività.
foto, cortesia Pasquale Aiello
L’esperienza è stata allora entusiasmante. Il ricordo del fotografo del movimento studentesco, degli anni di piombo e di generazioni di generazioni,Tano D’Amico durante la festa del 1 maggio del '93 intento a riprendere da tutti i lati una ragazza dell'animazione a forte Prenestino, il mitico BOl, in arte Pietro Maiozzi poco più che ventenne dalla folta capigliatura che aveva appena terminato il grande murale a Pirateria di Porta o alcuni genitori che all’ uscita dei centri, impauriti ci chiedevano cosa ci fosse dentro di così interessante per i loro figli, sono ricordi che non dimenticherò facilmente.
Dal progetto iniziale, una volta entrati siamo stati rapiti dai segni, dai murali, dagli spezzoni di poesie undrground che più di mille parole raccontano il pensiero collettivo cementando l’appartenenza ad un mondo non ancora fruibile.
L’ esperienza di questa ricerca ha rafforzato le nostre capacità di lavorare come gruppo, un racconto fotografico sempre meno utilizzato tra gli appassionati di fotografia e che ha visto ognuno di noi aiutare gli altri nelle riprese.
Ad esempio proprio a Pirateria di Porta dove personalmente ho lavorato più che negli altri spazi, mettemmo la 6x6 Zenza Bronica sul cavalletto e con l’esposimetro insieme a Pasquale facemmo diverse misurazioni sul murale del robot/progresso smembrato e apparentemente impaurito per la consapevolezza del decadimento, largo più di trenta metri. Gli dedicammo quasi 10 minuti a scatto. Che risultati però. Conservo ancora dei 30x30 splendidi di quella giornata.
Foto, cortesia Pasquale Aiello
PIRATERIA DI PORTA
Pirateria di Porta , forse perché vicina a Porta Portese o perché precedentemente occupava gli spazi di via del porto fluviale vicino alla stazione di controllo della Marina. Sul cemento dell' ex magazzino alcune frasi celebri di Gregory Corso e di Allen Gisberg che insieme a Lawrence Ferlinghetti furono i pilastri della Beat Generation (grazie ancora a Fernanda Pivano che ce li ha fatti conoscere).
Sull’ enorme parete un murale, un capolavoro visionario di BOL, che rappresenta un gigante, un robot di latta smembrato contornato da figure lillipuziane che gli girano attorno. Quasi 300 mq di pittura intramezzata da 4 pilastri disegnati di rosso quasi a voler invitare, come sipari aperti, alla lettura attenta delle scene raffigurate.
Nella pagina troverete alcuni miei scatti integrati da quelli dell' amico Pasquale Aiello. Invito tutti a dare un'occhiata al suo interessante sito fotografico https://pasqualeaiello.weebly.com
Da questo lavoro fu realizzato un audiovisivo proiettato alla facoltà di lettere dell' Università la Sapienza di Roma e successivamente al Villaggio Globale (Testaccio) e logicamente al Forte.
Da questo lavoro fu realizzato un audiovisivo proiettato alla facoltà di lettere dell' Università la Sapienza di Roma e successivamente al Villaggio Globale (Testaccio) e logicamente al Forte.