KEN LOACH A VIGNE NUOVE , TUFELLO , VAL MELAINA
L' estate romana
"CINEMA FUORI E COSE CHE CAPITANO"
KEN LOACH E IL COMITATO DI QUARTIERE VIGNE NUOVE
nei ricordi fotografici di Mauro Navarra
Tutto ebbe inizio con l’intuizione del giovane assessore alla cultura della giunta Argan, l’istrionico Renato Nicolini, di organizzare molteplici iniziative culturali nel centro di Roma per far tornare a vivere luoghi fantastici riportando in strada una miriade di cittadini allora stanchi e tristemente impauriti dai lunghi anni del terrorismo, dalle stragi di stato e dalla criminalità organizzata. E si, siamo verso la fine degli anni settanta e di colpo scoppia quella che come un boomerang, a macchia d’olio negli anni a seguire, contaminò e influenzò gli amministratori locali di tutta la penisola. Era nata l’ Estate Romana. Festival dei poeti a parte, con una splendida e... scoraggiata Dacia Maraini, molte rassegne cinematografiche, teatrali e musicali d’avanguardia, vennero organizzate nelle vie e nelle piazze del nostro centro storico. Venne rispolverata la parola “effimero” attorno alla quale si imbandirono tra gli intellettuali del tempo vere e proprie tavole rotonde. La voglia di divertirsi era tanta così come quella di alleggerire la pesante e austera dottrina politica ed il rigorismo di allora legato al senso di appartenenza. I romani tornarono a sentirsi una comunità che consapevole di vivere nella più bella città del mondo aveva il bisogno di riappropriarsi della propria identità e perpetuare lo spirito filosofico dei propri progenitori: cioè godersi la vita con gusto. Nelle arieggiate serate estive grandi masse di persone si incamminavano verso gli eventi del giorno letti nei bar sulla pagina della nottola o nei quotidiani affissi davanti alle sezioni dei partiti e noi come “spaventati comici guerrieri” per dirla alla Benni, dalle torri dei ferrovieri del villaggio Angelini, dai palazzoni di via Monte Cervialto e dalla borgata Fidene salivamo su bus periferici, quelli a tre cifre e ancora con le ridotte, e dopo il classico appuntamento davanti alla stazione termini, tutti sotto la lampada Osram, marciavamo verso piazza Venezia per veder la vita. Così alla fine degli anni 70 entra in gioco anche il vostro umile cronista che documenta con il suo primo acquisto fotografico, una Zenith 35mm la rassegna “il circo in piazza”, una delle prime manifestazioni Nicoliniane. Funamboli ed equilibristi tra i tetti dei palazzi di piazza farnese e giocolieri a via Giulia. Si sognava allora il futuro tutti con il naso all’insù un - che ne sarà di noi? - mano nella mano con le nostre anime fedeli.
Più avanti negli anni, ricordando sempre la figura del grande Petroselli fu poi la volta di Rutelli, per me la figura che meglio ha saputo amministrare e rappresentare Roma, per finire con Veltroni, più volte presente nel nostro quartiere, che cercò di moltiplicare le iniziative culturali nelle periferie, anche forse per rimediare ai troppi errori di gestione passate su tali ampi e popolosi quartieri. Ci furono bandi per assegnare contributi al mondo dell’associazionismo per l’organizzazione di rassegne cinematografiche, teatrali, musicali ed altro. Torniamo però al 1995 e proprio da quell’ anno ha inizio questo mio ultimo racconto fotografico che parte da via delle Vigne Nuove, oggi III Municipio allora con una popolazione pari quella di Bologna, lunga direttrice di quartiere che dalla strozzatura del tufello si va via via allargando fino all’odierna Porta di Roma. A quei tempi strade futuriste, ampi parcheggi ovunque, marciapiedi lucidi, appena realizzati, rispecchiati da un sole accecante di giorno a cui nulla potevano i timidi alberelli o i giovani pioppi piantumati a cui faceva seguito la grande umidità di notte per la presenza della campagna circostante. Vie dedicate a scrittori, sceneggiatori, cantanti lirici, attori e registi di cinema e di teatro come Ennio Flaiano, Antonio Pietrangeli, Gino Cervi, Sergio Tofano, Tito Schipa, Rosina Anselmi, Cesare Zavattini, Amalia Bettini ecc. Ma soprattutto un nome su una piccola via:
" Filoteo Alberini ”.
Ken Loach a Roma - Foto Archivio Navarra - Roma
Confesso che allora anche per me costui era uno sconosciuto e che in parte io, amante delle arti visive, ho provato un po’ di vergogna una volta venuto a conoscenza che questo inventore, produttore e primo regista italiano in anticipo sui fratelli Lumiere riuscì ad animare la fotografia inventando uno strumento di ripresa e proiezione: "il Kinetografo". E fu proprio passeggiando per queste vie che ad un gruppo di amici, Luciano, Fulvio, Dino, Giovanni, Angela e Mario nel 1995 venne l’idea di approfittare del grande e sovradimensionato parcheggio a fianco dell’ allora nascente primo centro commerciale della zona Il “Centro Flaiano”, per organizzare una rassegna estiva di cinema all’aperto sull’esempio di quanto accadeva. Riuniti nel comitato di quartiere di Vigne Nuove i nostri amici si diedero subito da fare, partecipando positivamente al bando comunale per l’assegnazione dell’iniziativa che essendo per ¾ finanziata dal comune non doveva prevedere costi per gli spettatori. Partì così, lo stesso anno la caccia al Presidente onorario che desse lustro al comitato organizzatore ed alla manifestazione in programma. Molti furono gli inviti mandati al mondo del cinema ma nessuna risposta era ancora pervenuta fino a che Angela, inglese di origine e futuro presidente del Comitato di Quartiere di Vigne Nuove, propose di provare a contattare il più impegnato politicamente dei registi inglesi Mr. KEN LOACH detto il rosso, il più tenace oppositore negli anni ‘80 del governo di Margaret Thatcher, la lady di ferro e poi a seguire di Tony Blair e di Bush soprattutto per la guerra in Iraq.
Mi racconta Luciano Gagliardi, oggi presidente del comitato: “ quando ci arrivò la risposta da parte di Ken Loach che accettava con piacere di fare il presidente onorario dell’ associazione anche e soprattutto perché le periferie non hanno nazioni, hanno tutte gli stessi problemi, e renderne visibili problematiche e contrasti era in fondo lo stimolo del suo lavoro rimanemmo tutti sbalorditi. Quando poi ci comunicò di volerci incontrare a Roma nel settembre del 1995 per conoscere la realtà del nostro quartiere e soprattutto per visitare le location del neorealismo italiano sempre fonte della sua ispirazione, ci prese un colpo. Fummo entusiasti ma subito ci guardammo in faccia e mettemmo mani al portafogli per fare una colletta per l’acquisto dei biglietti dell’ aereo e la prenotazione dell’albergo. A distanza di anni e avendo avuto la fortuna di incontrare più volte questo splendido uomo posso affermare che mai soldi furono spesi meglio. |
Ricordo ancora la bella passeggiata che facemmo con lui nel settembre del 1995. Lo portammo sotto la scala del palazzo di via Scarpanto dove De Sica girò la scena iniziale di "ladri di biciclette", quella in cui il capo zona sull’ultimo gradino offre il lavoro di attacchino al protagonista.
Il regista inglese si emozionò molto tra l’altro incontrando una comparsa che aveva partecipato proprio a quella scena ed oggi anziano ricordava a tutti la figura del grande De Sica”.
Avuta la conferma che l’anno successivo Ken Loach avrebbe presenziato all’inaugurazione della manifestazione cinematografica si pensò , racconta sempre Luciano Gagliardi, di trovare un nome particolare, e facile da ricordare per l’iniziativa. Fu scelto il nome “Cinema fuori e cose che capitano”: “intanto scendete di casa e venite nell’arena, anche in periferia si può fare cultura”.
Foto Archivio Navarra - Roma
Partì quindi la caccia agli sponsor (Acea tra i principali) a cui fece seguito il vivaio D’Antoni che fornì le bordure per l’arena, la COOP di via Valvassura, il supermercato Tigre, ed i volontari per mettere in piedi un’organizzazione che in un quartiere di edilizia economica e popolare come Vigne Nuove rappresentò senza dubbio un’impresa. Venne contattato l’allora direttore del Cinema Mignon e della sala Tibur, Vinicio Pittalis che grazie alla propria esperienza ed alla conoscenza del mondo cinematografico selezionò la scelta delle pellicole, procurò l’attrezzatura per la proiezione e invitò numerosi attori e registi a presenziare alla presentazione delle proprie opere d’arte. Cominciò così una serie di contatti continui con il Campidoglio, con l’Acea, con l’Ama, con le associazioni di zona, con i ristoratori, furono scaricate quasi di 1000 sedie che per risparmiare furono fatte arrivare dall’ Umbria e montato non senza altre difficoltà un grande palco con sopra lo schermo per la proiezione. Insomma la fatica fu enorme e fu solo l’inizio. Il gruppo non si aspettava certo l’enorme successo di pubblico che tale manifestazione, inserita nel programma dell’ Estate Romana, stava richiamando da ogni quartiere della capitale. Tutto intanto era pronto o forse no, mancava soltanto un piccolo tassello, c’era bisogno di qualcuno che documentasse fotograficamente l’ iniziativa.
A quei tempi io andavo con la macchina appesa al collo per il quartiere affascinato da ciò che rimaneva degli ex ragazzi di vita del Tufello, dalla ancora presente convivialità dei cortili, dai sampietrini di via Capraia e dalle scalette e i lavatoi delle “francesine” , dal serpentone privo di vita apparente del piano di zona 7, il meno conosciuto delle 3 “stranezze” finanziate con i soldi Gescal ed affidate alla studio Passarelli su cui tra l’altro presenterò a breve un nuovo reportage. La proposta di documentare uno spaccato di estate romana nell'allora estrema periferia, una decina di serate dove la magia del cinema trasformava parcheggi, balle di fieno, palazzoni e antichi casali con struzzi annessi, in un luogo chiassoso e pieno di gente che si rincontrava, si confrontava, beveva, mangiava, felice di scendere in piazza in attesa della proiezione, mi entusiasmò. Accettai immediatamente. Le foto servivano soprattutto per testimoniare la partecipazione degli abitanti a tale manifestazione in modo di avere maggiori crediti con il comune per le future rassegne estive. Ricordo ancora gli amici del comitato di quartiere Fulvio e Dino che la prima sera ignari dell’affluenza di pubblico che sarebbe giunta mi chiesero di fare in modo che negli scatti si vedessero più persone possibili. Risultato dai 1000 ai 1500 spettatori a sera per 12 anni.
A quei tempi io andavo con la macchina appesa al collo per il quartiere affascinato da ciò che rimaneva degli ex ragazzi di vita del Tufello, dalla ancora presente convivialità dei cortili, dai sampietrini di via Capraia e dalle scalette e i lavatoi delle “francesine” , dal serpentone privo di vita apparente del piano di zona 7, il meno conosciuto delle 3 “stranezze” finanziate con i soldi Gescal ed affidate alla studio Passarelli su cui tra l’altro presenterò a breve un nuovo reportage. La proposta di documentare uno spaccato di estate romana nell'allora estrema periferia, una decina di serate dove la magia del cinema trasformava parcheggi, balle di fieno, palazzoni e antichi casali con struzzi annessi, in un luogo chiassoso e pieno di gente che si rincontrava, si confrontava, beveva, mangiava, felice di scendere in piazza in attesa della proiezione, mi entusiasmò. Accettai immediatamente. Le foto servivano soprattutto per testimoniare la partecipazione degli abitanti a tale manifestazione in modo di avere maggiori crediti con il comune per le future rassegne estive. Ricordo ancora gli amici del comitato di quartiere Fulvio e Dino che la prima sera ignari dell’affluenza di pubblico che sarebbe giunta mi chiesero di fare in modo che negli scatti si vedessero più persone possibili. Risultato dai 1000 ai 1500 spettatori a sera per 12 anni.
Foto Archivio Navarra - Roma
In attesa delle proiezioni spettacoli di burattini e giocolerie per i bambini, teatro, musica, proiezioni di corti ad indirizzo sociale grazie all’amico e regista Enzo Berardi, diverse mie mostre fotografiche sul quartiere e poi artigianato, stand delle biblioteche di Roma, di Emergency ecc. Presenze dell’Amministrazione comunale e regionale quali Veltroni, Gubbiotti, Tocci, Hermanin, Di Carlo, Di Francia e soprattutto Gianni Borgna che apprezzò molto i miei scatti e di cui conservo un ottimo ricordo. Oltre logicamente al grande Ken Loach, più volte presente a Vigne Nuove dove tra l’altro il 30 novembre del 1998 in una palestra presentò in anteprima il film My name is Joe (vedi foto), ricordo con piacere la figura di Ettore Scola gli allora giovani registi Gabriele Muccino (vedi foto) , Riccardo Milani (vedi foto) , Silvio Dionisi, Daniele Luchetti, Daniele Vicari, Guido Chiesa. Poi la figura di Luca Zingaretti reduce dal successo della fiction su Perlasca che approfittò dell’arena per vedere il film di Polanski “il pianista” a cui teneva molto. Infine le battute di Valerio Mastandrea (vedi foto) con i tecnici di proiezione ed i ragazzi del quartiere sulla sofferenza continua dei tifosi giallorossi. Insomma una manifestazione cinematografica quella di “Cinema Fuori e cose che capitano” che la stampa, per diversi anni classificò al IV posto tra gli eventi culturali più seguiti dell’ Estate Romana. Ma parliamo di Massenzio, dell’Isola Tiberina ecc. Una bella soddisfazione. Che tempi, ho ancora negli occhi il ricordo di molti anziani che il primo anno scendevano di casa con le sedie di formica della cucina sotto il braccio, il rumore dei motorini smarmittati con cui i bulletti del quartiere volevano farci sentire la loro presenza forse nell’unico modo che gli era stato sempre concesso. Il temporale estivo che durava 5 minuti e che faceva scappare tutti nelle proprie macchine e negli androni delle case popolari e subito dopo il giovane Carletto che insieme agli altri volontari asciugava velocemente una ad una tutte le sedie per poter permettere agli spettatori di continuare a seguire la proiezione. E nel ’96, quando per la prima volta arrivò Ken Loach, i problemi con lo schermo che non si riusciva ad alzare da cui la decisione immediata di proiettare il film su un lenzuolo appeso alla facciata del centro Flaiano, accompagnata dai sorrisi del regista inglese che disse: “ voi italiani ve la sapete cavare sempre”. Infine quel grande fascio di luce che dagli anni a seguire puntava in direzione nord sul mega schermo montato sul grande palco oltre il quale la campagna avrebbe ricevuto più avanti l’immensa colata di cemento di Porta di Roma. Poi come tutte le belle storie anche questa esperienza durata 12 anni finì. Le molte promesse disattese nei confronti delle periferie portarono al voto di protesta ed il governo locale passò alla destra di Gianni Alemanno.
Foto archivio NAVARRA - Roma
Ma questa è un’altra storia. A breve inserirò in questo reportage il ricordo degli gli amici del comitato di quartiere Vigne Nuove che hanno permesso a me e a tanti altri di sentirsi, anche se per pochi giorni, protagonisti ed anche un po’ orgogliosi dei nostri luoghi e delle nostre capacità. Ho visto in loro, a distanza di tanti anni, occhi lucidi nel ricordare ciò che di grande erano riusciti a realizzare dal nulla con quello spirito che è ancora vivo dentro di loro e che tutti insieme dovremmo riuscire a tirare fuori di nuovo, soprattutto se vogliamo che qualcosa cambi davvero nelle nostre realtà, e questo lo dobbiamo anche e per dovere a quanti hanno condiviso le nostre piccole battaglie ed oggi non sono più con noi.
Grazie a tutti Mauro NAVARRA
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Grazie per la visita. Mauro NAVARRA photographer
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