MAGNIFICHE PRESENZE racconto fotografico di Mauro NAVARRA
Roma 2015. Piazzale Ostiense. A poche decine di metri dalla Piramide, proprio in via Caio Cestio, al civico 6 troviamo l’ingresso di quello che è il più conosciuto al mondo dei cimiteri romani: Il cimitero acattolico di Roma. Cimitero dei protestanti, dei poeti, degli inglesi, degli artisti. Molti sono i nomi con cui è conosciuto. Per i romani che lo hanno visitato e soprattutto per gli abitanti del quartiere rimane “er cimitero de Testaccio”.
Tanti sono stati gli stranieri che dal settecento hanno incluso come meta principale dei loro viaggi all’estero Roma “la città eterna”. E molti di questi sono rimasti qui o per l’incanto che hanno provato e che li ha spinti a non ripartire o per la disgrazia di finire la loro vita sulla terra italiana per malattie o incidenti come i due grandi poeti romantici inglesi John Keats e Percy Bysshe Shelley.
Questo piccolo cimitero, un’oasi di quiete che trasmette serenità negli animi, ha rappresentato per loro l’ultima dimora, il porto di arrivo di grandi poeti, scrittori, pittori, scienziati, politici, musicisti e cantanti lirici, appartenenti a molteplici culture e con fedi religiose diverse dal cattolicesimo tanto che, considerati dalla chiesa di allora “eretici”, venivano sepolti fuori le mura della città e spesso attraverso cerimonie notturne per non creare tumulti popolari.
Ho provato gioia nel fotografare piccoli capolavori artistici nascosti tra l’erba ed i fiori, respirando i profumi delle molteplici varietà di piante di questo giardino eterno.
Ciò che più mi ha affascinato mentre camminavo per i vialetti ben curati e scavalcavo, con attenzione, le minute bordure attorno alle tombe frequentate da una paffuta colonia felina, è stata la sensazione di non trovarmi in un luogo triste, un luogo di dolore ma paradossalmente in un luogo vivo dove ho sentito il bisogno di conoscenza, di curiosità.
La curiosità durante la lettura dei nomi sulle lapidi, unitamente alla mancanza di foto dei defunti, mi ha spinto ad immaginare quali erano le fattezze ed il carattere soprattutto delle figure femminili presenti, così ho iniziato a documentarmi e, come in una Spoon River sul Tevere, a cercare di conoscere le loro storie. Cosa aveva spinto fino a Roma la scrittrice americana Costance Wolson e la cantante ballerina Marion Popescu? Quale è stata la vita della poetessa e pittrice serba Milena Povlovic? E la pittrice americana Caroline Carson passata dalla ricchezza alla povertà, che grazie alla vendita dei suoi acquarelli “romani” è riuscita a dare un futuro ai propri figli. E, ancora, l’attrice di kolossal americani, Belinda Lee, morta tragicamente in un incidente d’auto nel Texas. Infine la studiosa dell’arte e poco conosciuta fotografa Hilde Lotz Bauer che più mi sta a cuore per aver documentato e fatto conoscere all’estero, prima delle belle foto di Henri Cartier-Bresson, di Giacomelli o di Berengo Gardin, il paesino abruzzese di Scanno.
Ma è stato proprio alla fine del percorso, proprio mentre stavo uscendo dal cancello che ho avuto l’esperienza più toccante. Sul muro di fronte, in parte nascosto dalle auto in sosta, il grande murale raffigurante colui che Alberto Moravia definì il più grande poeta del ‘900, Pier Paolo Pasolini, il grande assente, che portava in braccio le sue spoglie proprio davanti all’ingresso del “cimitero dei poeti”.
Il Gip di Roma ha archiviato pochi giorni fa l’ inchiesta sull’ omicidio a 40 anni dalla morte dello scrittore.
Roma, 9 giugno 2015 Mauro NAVARRA [email protected]
Il Gip di Roma ha archiviato pochi giorni fa l’ inchiesta sull’ omicidio a 40 anni dalla morte dello scrittore.
Roma, 9 giugno 2015 Mauro NAVARRA [email protected]