FESTA DI SAN DOMENICO ABATE, LA FESTA DEI SERPARI
COCULLO (AQ)
Quasi 20.000 persone in un paesino di appena 250 anime.
Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità ( Intangibile Heritage List )
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L’antico culto pagano dei Marsi, la manipolazione dei serpenti e la conoscenze delle erbe medicinali, viene assorbito e trasferito, intorno all’anno mille, nella religiosità del Santo di Foligno che nel suo pellegrinare nelle terre del Lazio e degli Abruzzi, portò guarigioni dai morsi dei serpenti, dei cani rabbiosi, addomesticò i lupi e curò le malattie della bocca. Queste erano le malattie e le paure a cui erano sottoposti i pastori ed i contadini del tempo. Nella manifestazione ultracentenaria di Cocullo si scaccia l’antico tabù che vede nel serpente l’incarnazione del male, della tentazione, del demonio stesso. Paradossalmente il serpente si trasforma in innocuo ed utile animale che difende gli orti dagli animali nocivi. I fedeli ed i turisti che riempiono la piazza sino all’ inverosimile devono a tutti i costi avvicinare l’animale fino a toccarlo e quasi ad indossarlo. Esorcizzano in tal modo le loro paure verso ciò che c’è di negativo e di incomprensibile, e pertanto da temere, al mondo di oggi. Abbracciare la serpe è come venerare la natura che non è cattiva di per se’ ma che è violata quotidianamente dall’ uomo per ignoranza e soprattutto per sfruttament. Una natura da rispettare insieme a tutti i suoi esseri viventi.
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Quello che più mi ha affascinato, mentre stritolato dalla folla cercavo di portare a termine questo reportage, è stata la figure della donne. Ho visto donne mature dare prove di forza spingendo come vecchie matriarche i giovani a prove di coraggio nel contatto con l’animale. Ho visto ragazze spavalde che cercavano di spaventare gli uomini puntandogli contro le bisce oppure mostrando le piccole ferite inferte dai più mordaci biacchi; madri che mettevano i cervoni, i saettoni, addosso ai figli, persino sulle teste dei neonati portati in carrozzina. Una prova di coraggio la loro, che nasconde un vero e proprio riscatto da paure ancestrali ed in particolare da una condizione di soggezione e di arretratezza a cui nei secoli, nella cultura contadina e non solo, erano condannate. Per la cronaca, le serpi (i serpi) tutte non velenose, vengono catturate con apposita deroga Ministeriale, in quanto trattasi di animali protetti, ai primi disgeli quando escono dal letargo, dai discendenti degli antichi “serpari” di Cocullo, poi vengono visitate da un veterinario, marcate e alimentate. Conclusa la festa le serpi vengono riportate nei luoghi della cattura e rilasciate. Ho parlato con un serparo che mi ha confessato che era l’ottavo anno che catturava lo stesso serpente.
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All’uscita della statua di san Domenico dalla chiesa, i serpari pongono le serpi sulla testa e sul collo del santo e lo portano in processione per le vie del paese. A seconda poi di come gli animali si dispongono sul viso e sul corpo la popolazione trae buoni e cattivi auspici. Ringrazio i Cocullesi per la loro ospitalità e gli abitanti di Avezzano, di Celano , di Goriano Sicoli e di Gagliano Aterno con cui ho parlato in quella splendida giornata primaverile. Auguro a tutti gli abitanti di Cocullo di vedere al più presto la loro manifestazione inserita nella lista dell’UNESCO del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. A tutti i fotografi ricordo che è un’esperienza a cui non si può mancare. Solo in tali situazioni, dove le decisioni per l’ inquadratura, per l’ esposizione e per il giusto punto di fuoco devono essere presi repentinamente, si mettono in discussione le nostre capacità fotografiche e si riconoscono i propri limiti.
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