Tufello a passo lento tra memoria, architettura, rassegnazione e speculazioni, in un silenzio rotto soltanto dal "sorriso magico".
racconto fotografico di Mauro NAVARRA
Roma, novembre 2020
Quando più di una decina di anni fa Gigi Proietti tornò a visitare il suo vecchio quartiere, il Tufello, ai coetanei che gli chiedevano se si ricordasse di loro rispose: “certo che me ricordo de voi ma ammazza quanto ve sete invecchiati!”. E via col sorriso magico. Lo stesso sorriso che in questi giorni il grande street artist Lucamaleonte ha impresso sulla palazzina Ater di via Tonale 6, realizzando, con il contributo della Regione Lazio, Ater, A.S. Roma e le Fondazione Cares e Pastificio Cerere, uno splendido murale di 15 metri x11. Un doveroso tributo a un grande attore, al suo impegno alla sua umanità e al suo amore per Roma. |
Gli abitanti, orgogliosi di questa realizzazione che accende un faro su questa mesta periferia dove ai problemi passati si vanno ad aggiungere le paure per gli sfratti e lo spettro della "gentrificazione" , indicano la meta ai numerosi romani che raggiungono il quartiere, quasi in un pellegrinaggio dovuto per onorare il loro più importante concittadino, amico e fratello di sempre.
Benché ho avuto modo di ammirare Gigi Proietti, in alcuni suoi spettacoli, il cinema e la TV, a partire dal teatro tenda di piazza Mancini, (erano i tempi di Masaniello, di Spaziozero al Testaccio, parliamo di preistoria), lascio il ricordo della sua persona a chi ha avuto la fortuna di frequentarlo e di imparare l’arte attraverso i suoi timbri di voce, la sua mimica, la sua intelligenza.
Quello che invece vorrei suggerire ai tanti che in questi giorni arrivano per la prima volta nel quartiere è di cogliere l’occasione per fare una passeggiata per le vie della borgata racchiuse tra le trafficate arterie di via delle Vigne Nuove, via delle Isole Curzolane e da via Monte Resegone per riscoprire la calma e la serenità di un tempo che ancora si respira tra i verdi cortili dei fabbricati dove tutti si conoscono e dove giovani e anziani osservano i bambini giocare serenamente sotto casa mentre fuori i negozi si trasformano in luoghi di incontro e di conversazione come le botteghe di un tempo di cui hanno conservato l'impatto iniziale.
Ma un angolo di storia, di architettura e di urbanizzazione particolare, ai più poco conosciuta, la si può ammirare semplicemente attraversando via Capraia proprio a fianco della recente opera di Lucamaleonte. Qui si trova infatti uno dei primi nuclei abitativi, ancora a basso impatto intensivo da cui verso la fine degli anni 30 è nata la borgata del Tufello. I lotti delle case popolari chiamate dagli abitanti le francesine in quanto accolsero gli emigrati di ritorno dal sud della Francia e dalla Corsica prima a seguito dell’inasprimento della guerra con l’Etiopia (1936) e poi alle prime avvisaglie dello scoppio di un secondo conflitto mondiale.
Oltre agli sfrattati a seguito degli sventramenti del centro storico di Roma per dare luce alle “vie dell’impero”, la maggior parte dei quali furono collocati negli alloggi di Val Melaina (1934), sul finire del 1938 fu realizzato dal governo fascista il piano di rimpatrio dei connazionali che in cerca di fortuna a causa dei blocchi statunitensi del 1924 scelsero il paese d’oltralpe per dare un futuro migliore ai propri figli e/o per allontanarsi da un regime che diventava sempre più oppressivo. Le costruzioni, come per la borgata del Trullo, anch’essa realizzata per accogliere i rimpatriati che con le nuove normative francesi rischiavano di trovarsi a combattere, come volontari obbligati, a fianco degli abitanti delle altre colonie, proprio contro l’Italia, furono costruite dall’ IFACP, dove “F” sta per fascista, in poco più di un anno. Materiali scadenti, vespai approssimativi, scarso isolamento termico, infiltrazioni d’acqua assenza di verde e strade polverose. A ciò si aggiunga il fatto che le promesse di lavoro, decantate dal regime, soprattutto a causa della grande distanza della borgata dalle aziende belliche, controllate dal ministero della Difesa, che avrebbero potuto offrire una collocazione agli operai, vennero ben presto disattese. Agli abitanti allora restò quindi la polvere e tanti problemi come quello reinventarsi giorno dopo giorno un lavoro per portare il pane a casa. L’unico vantaggio è che essendo i lotti abitativi composti ormai quasi tutti da “stranieri in patria” c’era molta solidarietà tra gli abitanti sempre in continua contrapposizione verso i locali ed i gruppi di manovali meridionali in costante arrivo verso la capitale. |
Oggi il complesso di edifici delle Francesine, o case dei francesi si distingue soprattutto percorrendo via Capraia per la particolarità delle costruzioni. Due piani, scale che ricordano i piccoli casolari di campagna, tetto a terrazzo, il giallo ocra più o meno stinto dei muri in netto contrasto con il bianco originario delle Isole Curzolane dove si cominciano a intravvedere i tratti della nascente speculazione edilizia e poi verde tra i blocchi, aiuole curate, qualche gioco per i bambini, spazi comuni e soprattutto tanti campetti con i fili per i panni stesi ad asciugare. Spostandosi verso vie delle Vigne Nuove ci si alza di un paio di livelli e tra scale ed archi i piani delle case diventano quattro e si cominciano a intravvedere i primi ballatoi del quartiere. Certo non è tutto oro ciò che luccica. I lavatoi comuni molto caratteristici sono ormai diventati ripostigli, cantine, nel secondo livello vengono parcheggiate macchine, motorini che tolgono il piacere alla convivenza e disturbano la vista del progetto originario che seppure in stile razionalistico non era ancora esasperato nelle cubature come avvenne poi negli anni a seguire.
Qui la diffidenza e l’età degli occupanti avanza. La politica di vendita delle case popolari agli assegnatari regolari, soprattutto per risanare la cassa del comune ed evitare la continua emorragia di denaro necessaria per i costi di manutenzione di alloggi fatiscenti, porterà le persone meno abbienti verso altre periferie, verso altri quartieri dormitorio. L’appetibilità della borgata aumenta e la previsione di una trasformazione da quartiere popolare in zona residenziale di pregio, con il conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni è già presagibile.
Per capire che con poca spesa per le casse comunali e con l’influenza dei palazzinari e degli immobiliaristi si possa trasformare il Tufello in un nuovo Testaccio, Pigneto ecc. non ci vuole una grande immaginazione.
Abitando in zona posso assicurare che questo sta già accadendo. Le case al momento in vendita al Tufello, soprattutto nel quadrilatero Vigne Nuove, Via Capraia, via delle Isole Curzolane e via Monte Resegone, stanno aumentando di valore rispetto alle zone limitrofe e soprattutto rispetto agli edifici più moderni i cui proprietari stanno vivendo l’incubo della famigerata ingiusta e inappropriata affrancazione.
Abitando in zona posso assicurare che questo sta già accadendo. Le case al momento in vendita al Tufello, soprattutto nel quadrilatero Vigne Nuove, Via Capraia, via delle Isole Curzolane e via Monte Resegone, stanno aumentando di valore rispetto alle zone limitrofe e soprattutto rispetto agli edifici più moderni i cui proprietari stanno vivendo l’incubo della famigerata ingiusta e inappropriata affrancazione.
Comunque la pensiate vale sempre la pena fare due passi per la vecchia borgata e documentare quella romanità che seppure con le sue contraddizioni forse ancora per qualche decennio sopravviverà. Poi il borgo storico si trasformerà in un posto per fighetti, artisti o imprenditori e allora bisognerà forse rimettere mano alla splendida opera di Lucamaleonte e degli altri street artists per ricordare alle gioventù future che per riuscire a lasciare il segno, in questo mondo occorre soltanto una cosa, tanto tanto studio, tanto impegno e tanti sacrifici e la capacità di sapersi rapportare con gli altri indipendentemente dallo stato sociale o dal livello culturale e vedrete che il sorriso magico non si spegnerà.